Cesare Ferro Milone nacque a Torino nel 1880, ma la madre Marina Quaglio era originaria della frazione di Usseglio Quagliera.
Casa di Cesare Ferro Milone alla Quagliera
Il pittore amava trascorrere le vacanze nella casa dei nonni materni e tanto era forte il suo legame con Usseglio che è stato sepolto nel cimitero del paese.

Cappella funeraria di Cesare Ferro Milone nel cimitero di Usseglio
Questo legame affettivo è espresso anche in molte sue opere, dove il paesaggio, le alte vette, e le persone amiche del luogo, sono stati ritratti nelle loro caratteristiche più vere. Per Cesare Ferro, infatti, era inconcepibile che un quadro assolvesse solo a un compito estetico, doveva raccontare la realtà e avere quindi anche una funzione sociale.
Tre dipinti in particolare assolvono a questa funzione e sono stati tutti eseguiti a Usseglio tra il 1902 e il 1907: Alba a Benot, Portatori di slitte al monte, Ballo in montagna. I primi due sono esposti al Museo di Usseglio mentre il terzo è conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Torino.
Si tratta di tre opere di notevole bellezza che segnano un cambiamento nell’attività dell’artista, all’inizio orientata al ritratto, verso un nuovo interesse per il paesaggio e la pittura all’aperto. Tutte e tre sono ambientate sui monti del versante Sud di Usseglio, in un gioco di zone in ombra e di zone illuminate dalla luce crepuscolare, quella del mattino nelle prime due, e quella della sera nel Ballo in montagna.
Alba a Benot raffigura due donne impegnate nell’accudire molte pecore racchiuse in un recinto in prossimità delle baite di Benot, alpeggio estivo sopra Usseglio, di cui si intravvedono i tetti in ombra. Sullo sfondo predomina la luce del sole nascente sulle vette dei Monti Lera e Croce Rossa.
Portatori di slitte al monte porta in primo piano, nella zona in ombra, quattro montanari impegnati a salire sul monte con pesanti slitte sulle spalle. Slitte che servivano al ritorno per trasportare a valle le pietre (lose), cavate sui versanti del Monte Lunella. Anche qui sullo sfondo la catena dei monti illuminati dal sole nascente.
Ballo in montagna, come già detto conservato alla GAM, è molto suggestivo: nell’ombra della sera emergono musicanti e coppie impegnate in danze vorticose, tanto che sembra, guardando il quadro, di sentire la musica della fisarmonica, il fruscio delle vesti e i passi sul terreno. Come nelle opere precedenti, fa da sfondo la sagoma del Monte Lera, qui avvolto dall’oscurità.

Ballo in montagna
La carriera di Cesare Ferro si svolse per alcuni anni in Siam (Thailandia), dove soggiornò due volte. La prima nel 1904-1907 fu invitato a decorare le sale della nuova residenza reale di re Rama V, Ambara villa, progettata da Mario Tamagno, Carlo Allegri e Giovanni Gollo. Di questa attività il museo possiede alcune fotografie scattate dallo stesso Ferro, che documentano le sale da lui decorate con motivi art nouveau e la tecnica del “fresco-secco”, che usa colori minerali applicati su intonaco asciutto.
Un’altra testimonianza di questo soggiorno, conservata in Museo, è un dipinto ad acquerello, Interno a Bangkok: è raffigurata una sala molto ricca di particolari dove i caratteri tipici della cultura siamese, la maschera in primo piano, si mescolano ad arredi in stile art nouveau.
Cesare Ferro insegnò per molti anni all’Accademia Albertina di Torino e dal 1926 tenne, per un certo periodo, la cattedra di fresco-secco. Eseguita con questa tecnica è la tavola di cotto Le tre Marie, che fino al 2019 decorava la cappella funeraria della famiglia Ferro Milone nel cimitero di Usseglio. Per ragioni conservative è stata affidata al Museo in prestito d’uso dal figlio Francesco.

Le tre Marie
Cesare Ferro era anche un valente disegnatore. Oltre ad essere un grande ritrattista, lavorò molto “su muro”, come nelle cappelle cimiteriali di Vaglio Pettinengo e di Neive, nelle decorazioni parietali del salone di ricevimento del nuovo palazzo comunale di Imperia, nel salone dell’Accademia Filarmonica di Piazza San Carlo decorando il soffitto con le fasi del giorno, purtroppo andato distrutto da uno spezzone incendiario lanciato sul palazzo nella notte del 20 novembre 1942; di esso rimane una fotografia conservata in Museo.
L’artista morì nel 1934, a seguito di un incidente automobilistico, lasciando incompiuta una delle sue ultime opere, l’abbozzo di testa del figlio più piccolo Francesco (Checco), anch’essa esposta a Usseglio, quale espressione dell’affetto per il museo e per Usseglio da parte della famiglia.