L’ultimo piano del museo ospita la sezione dedicata alle tradizioni locali. Vi sono oggetti che raccontano la vita quotidiana degli ussegliesi nel periodo tra fine Ottocento e prima metà Novecento. Si tratta di semplici strumenti che testimoniano la fatica e la durezza di una vita impegnata tra le faccende domestiche, la cura dei bambini e lo svolgimento delle attività di sostentamento, legate soprattutto all’allevamento di pecore e all’agricoltura.
In passato la popolazione locale era molto più numerosa rispetto ad ora; un documento di archivio fornisce interessanti notizie statistiche per l’anno 1831:
2140 abitanti, circa 2000 giornate (una giornata equivale a 3810 m2) di campi coltivati e circa 5000 giornate di terreni incolti e sterili, 11 muli, 3 asini, 2 tori, 90 vacche, 20 montoni, 120 capre, 70 agnelli e ben 1300 pecore!
Non a caso molti degli oggetti esposti riguardano la lavorazione del latte e della lana!
Erano coltivate patate e segale. Come per l’attività mineraria le lavorazioni avvenivano solo manualmente con attrezzi rudimentali. Nel museo sono esposti bastoni per battere la canapa e attrezzi per tagliare il fieno.
Altri oggetti, come picozze e sci, hanno un riferimento nella nascita del turismo, arrivato ad Usseglio sul finire dell’Ottocento con la pratica dello sci e dell’alpinismo; anche Usseglio, come il resto delle Valli di Lanzo, ha dato i natali a importanti guide alpine.
Sono esposti inoltre alcuni oggetti legati alle tradizioni religiose e ai momenti di festa, come ad esempio un quadretto ex voto di un pastore di pecore, Perino Bartolomeo, caduto e salvato miracolosamente, e semplici strumenti musicali come la raganella e i mortaretti, fatti scoppiare nelle festività di paese.
Cantarana (raganella)
Le raganelle (o cantarane)
erano utilizzate nelle manifestazioni sonore del carnevale, della settimana santa, dei
morti, soprattutto dai bambini. Tali strumenti, di legno, venivano un tempo
costruiti dagli uomini di casa e sono ancora oggi molto diffusi anche se non più
realizzati in paese.
Mortaretti da festa
I mortaretti erano utilizzati quale fonte sonora in numerose occasioni di festa. Nei registri di carico e scarico delle spese tenuti dai priori delle varie frazioni del paese, è frequente incontrare la puntuale contabilizzazione delle spese per "sparo di mortaretti".
"Durante la funzione religiosa poi, all’elevazione, da una postazione in prossimità della chiesa veniva fatto un segnale ad un uomo [...] posizionato su un’altura detta il “truc” che innescava la
sequenza di spari di mortaretti. Sostiene la testimone che ancora oggi sia visibile la canalizzazione utilizzata per disporre la polvere da sparo necessaria. Riferisce inoltre che l’usanza di festeggiare con spari era talmente sentita che [...] il priore è stato fatto prigioniero dai partigiani in quanto, non disponendo di polvere per i mortaretti, ha utilizzato i razzi di segnalazione."
Canti
“Dai ricordi dei testimoni apprendo che un tempo a Usseglio si cantava molto e che
si cantava in gruppo unendo voci di tutte le età, maschili e femminili. Ogni
occasione era utile per cantare: durante il lavoro (nei pascoli, al lavatoio,
raccogliendo il fieno), nel corso delle feste, durante la veglia serale, ai matrimoni,
durante le celebrazioni religiose, cullando i bambini, “[…] Persino a scuola si cantava! […]”.
Si cantava con o senza accompagnamento strumentale, senza solisti, talora divisi in gruppi ed anche a più voci.
Il repertorio constava di canzoni apprese dai vecchi o nei periodi di lavoro fuori
paese e di canzoni più “moderne”, arrivate a Usseglio con i più nuovi mezzi di
diffusione sonora e con i villeggianti.”
Di seguito alcuni canti raccolti nel corso di una campagna di ricerca sul campo condotta nell’estate – autunno 2008
Tipologia:
Filastrocca – scioglilingua
Modalità di apprendimento del brano:
Da altre persone del paese
Modalità e contesto di esecuzione:
Esecuzione solistica, posta a conclusione della narrazione di una storia di “presenze” che, dopo ripetute comparizioni, fanno letteralmente morire di paura colei che filava. Alla poverina esanime a terra le “presenze” recitano la filastrocca.
Testimone: Anna
Tipologia:
Ninna – nanna
Modalità di apprendimento del brano:
Dalla madre e dalle donne di casa
Modalità e contesto di esecuzione:
Esecuzione solistica, cantata ai bambini facendoli dondolare sulle gambe.
Melodia:
Testimone: Anna
Tipologia:
Brano strumentale, danza tradizionale del paese
Modalità di apprendimento del brano:
Ascoltando altri suonatori
Modalità e contesto di esecuzione:
In occasioni conviviali, musica per ballare.
Il brano presenta una prima sezione elaborata su primo, quinto, primo grado, poi modula al
quarto grado e termina riprendendo la sezione d’apertura.
Testimone: Piero
Tipologia:
Canto d’intrattenimento
Modalità di apprendimento del brano:
Da altre persone del paese
Modalità e contesto di esecuzione:
Canto di gruppo. Canto già eseguito dai più vecchi del paese.
Melodia:
Testimone: Rosina R.
Tipologia:
Contrasto
Modalità di apprendimento del brano:
Dalla madre e dalla nonna della testimone
Modalità e contesto di esecuzione:
Canto eseguito in gruppo, soprattutto ai matrimoni.
Melodia:
Testimone: Rosina R.
Tipologia:
Canzone narrativa
Modalità di apprendimento del brano:
Appreso dalla nonna della testimone nata nel 1876.
Modalità e contesto di esecuzione:
Cantata in gruppo, anche a più voci; i gruppi potevano essere composti da un apprezzabile
numero di persone. Cantata soprattutto la sera.
Melodia:
Testimone: Rosina R.
.
Tipologia:
Canzone narrativa
Modalità di apprendimento del brano:
Appreso dalla nonna della testimone nata nel 1876
Modalità e contesto di esecuzione:
Canto di gruppo, nelle riunioni serali.
Melodia:
Testimone: Rosina R.