Il Museo possiede una cospicua raccolta faunistica costituitasi in gran parte a seguito di due donazioni. La prima, del 2004, proviene dal collezionista Emanuele Bona (1909-1994), industriale laniero e appassionato cacciatore, frequentatore delle Valli di Lanzo insieme all’amico Arnaldo Tazzetti cui è dedicato il Museo. Essa comprende più di venti esemplari di mammiferi tipici dell’area alpina (camoscio, stambecco, muflone, tasso, ermellino, ecc.) e una novantina di uccelli stanziali e di passo delle Valli di Lanzo (sparviere, gheppio, pernice, gufo reale, merlo acquaiolo, ecc.).
La seconda collezione è stata donata da Carlo Cogliati nel 2010 e comprende mammiferi alpini ma tipici di altre aree geografiche: un capriolo e uno stambecco siberiani, una capra delle Montagne Rocciose, un gallo forcello e un gallo cedrone provenienti dalla Russia.
Sono presenti, inoltre, la marmotta, due volpi, il lupo, l’aquila; c’è quindi la possibilità di osservare da vicino molti degli animali che popolano il territorio.
Approfondimenti sugli animali del territorio
Foto di Maurizio Chiereghin
Sistematica
Classe: Mammalia
Ordine: Artiodattili (ungolato)
Famiglia: Bovidi
Genere: Capra
Specie: Capra ibex (L.)
Habitat
Lo stambecco è diffuso su tutto l’Arco alpino, privilegiando gli ambienti rocciosi di alta quota. Si muove con movimenti rapidi e precisi, ma non ama la neve in cui affonda per la sua massa.
Caratteristiche
Il soggetto maschio può raggiungere i 100 kg di massa, la femmina al massimo arriva a 50 kg. Si nutre di erba, germogli di ginepro e rododendro, licheni e muschi.
Il pelo, che cambia due volte l’anno, è corto e di color bruno chiaro in estate, mentre in inverno è più lungo, folto e di colore castano scuro.
Lo stambecco fa un piccolo all’anno, all’ inizio del mese di giugno. L’accoppiamento avviene in inverno tra dicembre e gennaio, a cui segue una gestazione di 160/170 giorni. I maschi spesso si affrontano con combattimenti spettacolari a colpi di corna, rituali al fine di stabilire la supremazia nei gruppi.
Gli stambecchi vivono in gruppi, con femmine e maschi separati.
Le corna del maschio sono molto possenti e lunghe fino ad un metro e oltre, sono permanenti e crescono ogni anno, arrestando la crescita però in inverno, con la formazione di anelli ben visibili. Le femmine hanno corna più corte, segnate da anelli meno pronunciati.
La vita media del maschio è di 14/16 anni, mentre quella della femmina può superare 20 anni.
Conservazione
Lo stambecco fu intensamente cacciato fin dal secolo XV per la carne e per la credenza che alcuni suoi organi avessero virtù miracolistiche di guarigione. A metà dell’ottocento la presenza era ridotta a pochissimi esemplari che vivevano solo più in Piemonte. Grazie alle riserve reali volute dal re Vittorio Emanuele II, si è riprodotto raggiungendo un significativo numero di esemplari non solo nelle aree protette.
Sistematica
Classe: Aves
Ordine: Accipitriformes
Famiglia: Accipitridi
Genere: Aquila
Specie: Aquila chrysaetos (L.)
Habitat
L’aquila reale è uno dei rapaci diurni più maestosi delle Alpi. Caccia di solito alle alte quote delle vette alpine, ma preferisce vivere nella fascia subalpina più bassa. Per sopravvivere ha bisogno di pareti rocciose per nidificare e ampi territori di caccia, dove poter trovare le prede di cui si nutre.
Caratteristiche e comportamento sociale
L’aquila pesa tra i 4 e i 7 kg e in lunghezza raggiunge il metro, ma la sua caratteristica è l’ampiezza alare che può superare i due metri. Le zampe sono tipiche dei rapaci con grandi artigli in grado afferrare le prede, uccise con il becco adunco.
Ha un piumaggio bruno castano, sul capo presenta bellissime striature dorate che svelano l’origine del suo nome scientifico Aquila chrysaetos che significa “Aquila d’oro”.
Spesso l’immaginario associa il rapace ad un animale aggressivo, ma le aquile si comportano in maniera inaspettata. Una volta formata la coppia, questa è stabile per tutta la vita. I due esemplari si scelgono con uno spettacolare volo di corteggiamento e nei volteggi l’aquila è veramente spettacolare, raggiungendo in picchiata una velocità di 200 chilometri all’ora.
Nella cura dei piccoli, le aquile sono attente e affettuose.
Si nutre di piccoli mammiferi, uccelli e rettili.
Conservazione
Sulle Alpi il numero di esemplari è stabile.
Foto di Maurizio Chiereghin
Sistematica
Classe: Mammalia
Ordine: Artiodattili (ungolato)
Famiglia: Bovidi
Genere: Rupicapra
Specie: Rupicapra rupicapra (L.)
Habitat
Il camoscio è diffuso su tutto l’Arco alpino e la sua presenza non è contraddistinta dall’altitudine, lo si può incontrare sulle vette quanto in fondo valle; di solito vive tra i 1.000 e i 2.800 metri, ma può raggiungere altitudini ben maggiori.
È infatti un animale rustico perfettamente adattato ai terreni difficili, anche franosi, in quanto è agevolato nella presa sul terreno da una membrana tra le dita delle zampe, che aprendosi funziona da racchetta, e dallo zoccolo duro fornito di un bordo tagliente. È molto agile anche sulla neve, di solito preferisce i versanti a Nord e le zone boschive.
Caratteristiche e comportamento sociale
Il soggetto maschio può raggiungere i 50/60 kg di peso, la femmina arriva a 30/40 kg. Si nutre di erba, in particolare di graminacee e leguminose nel periodo estivo, e di arbusti e licheni nel periodo invernale.
La muta del pelo avviene due volte all’anno; in estate il pelo ha un colore bruno chiaro, d’inverno è più lungo e folto ed è di colore castano scuro. Il suo mantello è particolarmente adatto a resistere alle temperature molto basse perché è costituito da due tipi di pelo: quello superficiale è più ruvido ed è in grado di trattenere molta aria assolvendo così ad una funzione isolante, mentre il pelo sottostante è molto fine, più chiaro, e si dirada in estate.
Il camoscio fa un piccolo all’anno, tra aprile e giugno. L’accoppiamento avviene in inverno tra novembre e dicembre, a cui segue una gestazione di 160/170 giorni. Il piccolo, capretto, rimane con la madre per tutto il suo primo anno di vita, dopo di che al parto successivo il capretto dell’anno precedente viene di solito allontanato. Le femmine vivono in gruppo e tranne nel periodo dell’accoppiamento, sono isolate dai maschi. Questi ultimi vivono in piccoli gruppi o piuttosto da soli. Nel periodo dell’accoppiamento i maschi marcano il proprio territorio fregando le corna contro gli arbusti e le rocce e, se si affrontano due esemplari di uguale grado gerarchico, possono esserci lunghi inseguimenti a forte velocità fino a terminare con uno scontro violento tra i due animali. Le corna del camoscio sono nere e corte, raggiungono i 20/25 cm di lunghezza; la parte terminale ad uncino è più accentuata nei maschi.
La crescita annuale delle corna avviene in primavera e si arresta in inverno. Si formano così dei solchi o anelli di crescita che permettono di valutare l’età dell’animale in modo attendibile. La vita media del camoscio è di 15/16 anni, anche se alcuni esemplari superano i 20 anni.
Conservazione
È un animale di origine antiche, sui Pirenei sono stati rinvenuti resti fossili di camoscio che risalgono a 250-150.000 anni fa. Nei secoli passati il camoscio è stato meno cacciato rispetto allo stambecco, di conseguena il numero di esemplari sulle Alpi è sempre stato stabile, così anche nelle Valli di Lanzo, nonostante un certo numero di capi sia stato purtroppo abbattuto di frodo.
Foto di Maurizio Chiereghin
Sistematica
Classe: Mammalia
Ordine: Roditori
Famiglia: Sciuridi
Genere: Marmota
Specie: Marmota marmota (L.)
Habitat
La marmotta è l’animale alpino per eccellenza; di solito vive tra i 1.500 e i 3.000 metri, in zone prative. È dotato di un’ottima vista, ma di notte non vede perché la retina è priva di bastoncelli, pertanto evita di vivere in zone con alberi ed è strettamente un animale diurno.
Caratteristiche e comportamento sociale
La marmotta raggiunge i 10 kg di peso, ed è lunga circa 60 cm compresa la coda. Si nutre di erba bassa, fiori, semi di graminacee e radici.
Ha una pelliccia molto folta di colore grigio bruno con numerose varianti da individuo a individuo. È un roditore per cui i denti incisivi sono privi di radice e crescono in continuazione.
Il suo nemico è l’aquila reale, perché ne è la fonte principale di cibo. Per tale motivo è molto vigile e lancia un fischio quando avvista un pericolo.
È un animale socievole, ama vivere in gruppi familiari ed è stanziale, allontanandosi difficilmente dalla zona della tana. Le tane hanno un’apertura di circa 15 cm di diametro, ma possono essere lunghe anche 10 metri con al fondo una camera larga fino a 2 metri. Verso la metà di ottobre, ciascuna famiglia si ritira nella propria tana per il letargo, che dura fino ad aprile; l’ingresso viene chiuso con terra e pietre. I piccoli nascono nella tana in primavera ed escono a fine giugno-metà luglio; ogni parto può avere da due a sei cuccioli.
Conservazione
Nel passato, la caccia con le trappole aveva limitato il numero di individui, ma attualmente il rischio di estinzione è molto limitato.